Il fattore ‘R’: analfabeti religiosi?
by don Aurelio
Lo chiamano fattore ‘R’, dove la sedicesima lettera dell’alfabeto sta per ‘religioso’.
L’Italia fa i conti con l’ignoranza di tutto ciò che attiene alla fede. Un vuoto indagato nel volume ‘Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia’, pubblicato da ‘il Mulino’.
Storicamente, prima c’è stata la cacciata della teologia dalle università statali e l’illusione di chiudere l’insegnamento religioso nei seminari e poi in un’unica ora a scuola per coloro che intendono ‘avvalersi’.
Così è affiorata una buona dose di ignoranza che accomuna credenti e non credenti, praticanti e non praticanti. Oggi l’unico luogo in cui avviene un po’ di alfabetizzazione religiosa generica è nelle parrocchie attraverso la catechesi (dopo il Covid stiamo camminando a tentoni come ciechi in una notte senza luna...) e in diocesi attraverso la Scuola di Formazione Teologica (dopo l’assaggio della varietà di molti antipasti speriamo che a qualcuno venga voglia di pietanze più nutrienti...). Nella città di Rapallo constatiamo la sopravvivenza della religiosità popolare per tradizione (purtroppo con sempre più anziani e meno giovani), ma scarsa cultura teologica e rara appartenenza ecclesiale significativa.
L’immensa eredità della fede cristiana a ogni livello è oggi diventata un tabù: sembriamo bambini viziati che hanno sbattuto la porta della casa dei loro genitori e che, come il figliol prodigo della parabola evangelica, prendono la loro parte di eredità senza una parola di ringraziamento. C’è un enorme deficit di cultura religiosa: abbiamo la pervasiva sensazione di aver conosciuto a sufficienza il cristianesimo, senza in realtà averne fatto esperienza e averne culturalmente indagato le profondità.
Come può una società cresciuta nei cortili dell’oratorio, soprattutto in Nord Italia, e all’ombra del campanile, essere tanto invecchiata e corrotta? Occorre una nuova alfabetizzazione religiosa. Dobbiamo urgentemente fare pace con le ferite proprie e altrui.
È anche vero che questi credenti o praticanti per tradizione hanno di solito una scarsa conoscenza dei fondamenti della propria fede, con la preferenza della preghiera individuale rispetto alla Messa, della devozione rispetto alla formazione biblica.
Si deve constatare che l’esperienza cristiana si fa piuttosto tradizione identitaria e meno fede vissuta.
Per ulteriori approfondimenti consiglio di leggere di Ilvo Diamanti ‘Gli italiani e la Bibbia’, EDB 2014.
Nei primi secoli della cristianità, fino al Medioevo, c’era la ‘Bibbia pauperum’, la Bibbia dei poveri, cioè l’architettura e l’arte. Poi la trasmissione orale della famiglia.
Lutero, il Concilio di Trento, l’Illuminismo hanno risvegliato la Chiesa da un punto di vista culturale. Purtroppo, dopo il Concilio Vaticano I (1869-1870), vengono chiuse le Facoltà statali di teologia. Occorre aggiungere anche che c’è una fede del cuore che non corrisponde a quella della mente, una fede dell’agire che non coincide con quella del sapere. Dopo una catechesi scolarizzata e infantilizzata, occorre prendere in considerazione quanto Papa Francesco aveva scritto nella Evangelii Gaudium n. 120: «La nuova evangelizzazione implica un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati». Nella Chiesa del futuro non è l’attivismo (quasi esclusivamente verso i bambini) che farà la differenza, ma soltanto la formazione (attraverso la Parola di Dio) potrà portare a un profondo cambiamento di mentalità, soprattutto dopo la pandemia. La Chiesa, di fronte al rischio di diventare marginale, deve ridefinirsi. L’avvenire anche della nostra parrocchia non sarà nella restaurazione del passato, ma in una nuova presenza, nella fedeltà a Dio e all’uomo, nel territorio.
Oggi rischiamo il soggettivismo della fede, limitata al solo ambito della vita intima e privata: sradicati, smarriti e divisi. Sapere deriva dal latino ‘sàpere’ e ha a che fare non solo con la testa ma anche con il gusto. Sapère e sapòre nascono insieme. Anzi, quando il sapere perde il sapore, diventa privo di senso. Il sapere non è soltanto accumulo di conoscenza, è un modo di vivere. La Sapienza non è erudizione, ma un dono dello Spirito Santo che riceviamo con la Cresima. ‘Sapientia cordis’ cioè un cuore che pensa.
Il Mistero cristiano non si insegna e non si apprende, vi si è iniziati.
Importante oggi è la presenza di catecumeni adulti e ricomincianti nelle comunità ecclesiali.
Basta catechismo che non riesce più a educare a una fede adulta, matura e autentica: è ora di catechesi, nella fedeltà a Dio e all’uomo.
2025-10-25