
Anche un'asina può diventare voce di Dio
by don Aurelio
Può sembrare un assurdo, ma nella Bibbia c’è un’asina che diventa la voce di Dio. Vi propongo di aprire la Bibbia, cercare il libro dei Numeri e leggere dal capitolo 22 al capitolo 24.
Protagonista è il mago Balaam, proveniente dai popoli degli Aramei e degli Ammoniti, entrambi ostili a Israele, che era in marcia verso la Terra Promessa dopo l’oppressione egizia.
Il re Balak di Moab, invece di fermare gli Israeliti con le armi, decide di affidarsi alle maledizioni del mago Balaam. Purtroppo la sua asina si arresta e non vuole avanzare perché ha visto un angelo del Signore con la spada sguainata che le sbarra la strada; così, la sua missione cambia: dalla maledizione passa alla benedizione di Israele. Sembra che l’unica a vedere l’angelo sia l’asina, che quindi frena e devia.
Balaam, infuriato e ignaro, si accanisce sulla povera bestia che allora, per miracolo divino, comincia a parlare e a lamentarsi del trattamento ricevuto. Quindi anche Balaam vede l’angelo, comprende, si pente ed è incoraggiato a proseguire senza accogliere la proposta di tradire Israele che, anzi, benedirà a gran voce.
Nel Medioevo questa storia torna spesso nell’iconografia. L’asina di Balaam viene identificata con la Chiesa da Origene, scelta come umile cavalcatura da Cristo per il suo ingresso in Gerusalemme.
Dio è stato capace di aprire miracolosamente la bocca dell’asina. L’asina vedeva nitidamente ciò che il profeta era incapace di scorgere: spesso chi crede di essere profeta – cioè di saper leggere l'oggi con gli occhi di Dio – si accorge che persino un’asina può insegnargli qualcosa: "Benedici invece di maledire".
"Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele" (Num. 24,17).
L’asino, a differenza del cavallo, non è mai stato impiegato per la guerra. Forse l’asina di Balaam può aiutarci a riflettere sul senso delle guerre nel mondo di oggi, perché sa ascoltare il Signore più di noi ed è capace di operare un discernimento visionario di pace, mentre il suo padrone, profeta di mestiere, resta sordo e cieco.
Pietro sintetizza lo sviamento del profeta Balaam: "amò il salario di iniquità" (2 Pietro 2,15; anche Ebrei 11,26; Luca 6,26). Balak pose un'insidia davanti ai figli d’Israele per farli cadere (Re 2,14).
Il poeta francese Francis Jammes nel 1912 ha scritto una bella preghiera per andare in Paradiso con gli asini:
"Quando sarà l’ora di venire da Te, mio Dio…
Dirò agli asini, amici miei: Venite con me, poveri cari animali bastonati…
Fa, o Dio, che io assomigli a questi asini che allora specchieranno la loro povertà umile e dolce nella limpidezza dell’eterno Amore…".
Il brano biblico, tratto dal libro dei Numeri (capitoli 22-24), ci insegna che un’asina è capace di vedere e sentire i segni di Dio, mentre i profeti spesso restano sordi. Il paradosso è che nella simbologia l’asino rappresenta chiunque non intenda e quindi ha bisogno di grandi orecchie. Eppure la Bibbia ci dice che proprio un’asina illuminerà il profeta Balaam.
L’asino, simbolo di umiltà, accompagnerà Gesù nella grotta di Betlemme, nella fuga in Egitto e nell’ingresso in Gerusalemme.
2025-07-10