Superiamo la ‘logica del serpente’

by don Aurelio

I social facilitano la propagazione delle “fake news”. Nel rapporto Censis di qualche anno fa risultava che le nostre fonti di informazione, dopo il telegiornale (60%), erano: Facebook (35%), Google (22%) e YouTube (21%). Le fake news, le informazioni infondate e tendenziose, basate su dati inesistenti o distorti, plasmano mentalità, fomentano intolleranze, erodono la fiducia nelle istituzioni.
Occorre denunciare con forza “la logica del serpente” che altera la verità. Diceva Papa Francesco: «Perfino un'argomentazione impeccabile, se è utilizzata per ferire l’altro e per screditarlo agli occhi degli altri, non è abitata dalla verità». È urgente aumentare nei social misure per il rispetto di codici di condotta contro la diffusione di commenti aggressivi e istigatori di odio e di violenza.
All’inizio del libro della Genesi, il serpente assume una parvenza credibile attraverso una falsa notizia o fake news con argomentazioni fantasiose e allettanti. La falsità diabolica, insistita e ben elaborata, si diffonde (si pensi all’odierno internet) in modo sorprendente. Le innumerevoli ‘post-verità’ sono impugnate persino da alcuni politici come forma di governo e di consenso.
Diceva Dostoevskij: «Chi mente a se stesso cessa di avere stima sia di sé stesso che degli altri». Hans G. Gadamer ci ammonisce che è urgente educare le nuove generazioni alla razionalità e al pensiero libero e non limitarsi a dire pigramente “Okay, mi piace e non mi piace”.
È necessario un giornalismo di informazione e non una stampa o TV infarcite di faziose interpretazioni ideologiche. Sarebbe meglio descrivere ciò che accade senza interpretazioni soggettive, oppure spiegare scientificamente i fatti, ricercando le cause reali degli eventi. Oggi servono giornalisti che argomentino piuttosto che insultare, in grado di rinunciare al dogmatismo ideologico, al servilismo politico, alla presunzione fatale di onniscienza: la verità non sopporta padroni e l’ignoranza.
La presunzione sentenziosa e il pregiudizio malevolo frantumano la verità e la fanno a pezzi. Quei pezzi finiscono per diventare mattoni nel cantiere delle mistificazioni, armi che accendono la guerra delle falsità che tutti oggi chiamano fake news o elegantemente ‘post-verità’.
È lontana l’epoca in cui Denis McQuail definiva i media come ‘cani da guardia’ della democrazia, al servizio dei cittadini per sorvegliare i poteri forti. Oggi sono diventati ‘cani da salotto’, fedeli a chi offre l’osso più grosso. Anche noi siamo responsabili quando pieghiamo la complessità dei problemi a chiacchiere stupide, facilmente trasformate in spade da brandire contro qualcuno. Non limitiamoci a colpire allo stomaco e a parlare alla pancia. Le arroganti post-verità hanno bandito il mistero e il silenzio. Dobbiamo diventare onesti e coraggiosi e avere come obiettivo la verità, non l’audience e gli applausi della gente.
Al termine di queste riflessioni, ho ripercorso mentalmente i cinquant’anni dell’itinerario di costruzione della nostra nuova chiesa da questa angolatura. Propongo anche a voi di ripensare quante ‘bufale-fake news’ sono state dette e scritte, alcune quasi divertenti, purtroppo mai innocue, sia quelle nate dal basso come pettegolezzi, sia quelle calate dall’alto per manipolare l’opinione pubblica. L’importante è non concludere: “Non è vero, ma ci credo”.


2025-12-08