Il sacramento del matrimonio: cenni storici

by don Aurelio

La storia è maestra di vita, e per comprendere il presente dobbiamo, da un punto di vista storico, conoscere il passato anche del sacramento del matrimonio. Non possiamo dimenticare il celebre testo del 200 d.C. della "Lettera a Diogneto": "I cristiani non si devono distinguere dagli altri uomini... Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati... Obbediscono alle leggi stabilite, ma con la loro vita superano le leggi" (Lettera a Diogneto, V,1,6-10). Così vivevano i cristiani nei primi secoli della Chiesa, anche nei confronti della legislazione romana-imperiale.
La differenza tra il matrimonio e qualunque altro genere di unione o convivenza stava dunque nell'intenzione dei coniugi. Il messaggio evangelico aveva introdotto una morale più impegnativa rispetto alla cultura e al diritto dell'epoca. Le modalità, le formule e i gesti erano raccomandati autorevolmente dalla Chiesa, ma la loro inosservanza non incideva sulla validità giuridica, purché coerente con la legislazione civile.
I popoli barbarici conoscevano un percorso più complesso di quello romano, come l'accordo tra clan. La Chiesa rimase fedele al principio che il matrimonio consisteva essenzialmente nel libero consenso dei coniugi. Il sacerdote presiedeva semplicemente la celebrazione del matrimonio, rendendo presente la grazia del Signore. Le novità fondamentali di quel periodo storico furono la presenza del sacerdote nella celebrazione e i risvolti sociali e patrimoniali di competenza dell'autorità civile.
Il Decreto "Tametsi" del Concilio di Trento
"Quantunque-sebbene" (in latino, TAMETSI) è il nome del decreto di riforma che il Concilio di Trento approvò l'11 novembre 1563 (sessione XXIV) e che costituisce la decisione più importante in merito. Nel corso del XVI secolo, Lutero tolse il matrimonio dalla lista dei sacramenti e gli Stati protestanti si diedero una legislazione matrimoniale civile.
Ecco il canone "Tametsi" del Concilio di Trento: "Quantunque non si debba dubitare che il matrimonio clandestino, celebrato con il libero consenso, sia vero matrimonio...", la Chiesa tuttavia aveva il diritto di dichiarare le singole persone inabili a contrarre il matrimonio. Nel tempo storico della Riforma e della Controriforma, la Chiesa ha proclamato la sacramentalità del matrimonio, fondato sul consenso, e riconosciuto giuridicamente quello canonico (cfr. Tametsi).
Il Matrimonio nella legislazione moderna
Quando nel XVIII secolo gli Stati posero il matrimonio sotto la giurisdizione civile, la Chiesa percepì tutto ciò come un attacco intollerabile all'essenza stessa del sacramento. Il matrimonio civile moderno nacque con la Rivoluzione Francese (1791) e con il Codice Napoleonico (1804). Il Sillabo di Pio IX (1862) ha precisato meglio la validità del matrimonio. Il Codice di Diritto Canonico (CJC) del 1917 ha confermato la prassi. Il Concordato tra Stato e Chiesa del 1929 distinse e separò il matrimonio civile e quello canonico. Il Codice di Diritto Canonico del 1983 è un'ulteriore conferma (cfr. can. 1055, 1056, 1057).
Non si può negare che le comunità di vita e di affetti facciano parte del piano divino, e che dovunque le persone scelgono di stringere legami – a qualunque forma giuridica o tradizione culturale o religiosa facciano riferimento – Dio misteriosamente è presente (cfr. Amoris Laetitia). La Chiesa crede che sia segno profetico dell'unione tra Cristo e la Chiesa solo quel legame che vuole rispecchiare tra gli uomini quell'unione, "il grande mistero", ben descritto nella Lettera agli Efesini.


2025-07-14