Da dove ripartire?

by don Aurelio

Il calo delle presenze in chiesa dopo il Covid, l'assenza dei giovani, il disagio per "riti scadenti": la realtà attuale ci mette di fronte a un "gregge disperso" che frequenta sempre meno le messe nelle parrocchie italiane. Chi prende parte alla messa almeno una volta alla settimana si è ridotto di un terzo in diciotto anni.
Per comprendere meglio questo fenomeno, proponiamo la lettura della ricerca sociologica di Luca Diotallevi, La messa è sbiadita. La partecipazione ai riti religiosi in Italia dal 1993 al 2019 (Ed. Rubbettino, 2024). Il libro si pone tre domande fondamentali:

  • Quanto è cambiata la componente più importante della partecipazione religiosa in Italia?
  • Come è cambiata l'influenza di altri fattori sociali su questa forma di partecipazione religiosa?
  • Non si tratta solo di documentare un calo, ma di provare a guardare cosa avviene dentro alla società italiana?
  • La messa in Italia è "sbiadita", se non finita. Eppure, c'è una diffusa ricerca di spiritualità. Certamente oggi si appartiene alla propria parrocchia in modo debole, con legami fragili, con uno stile di fraternità a velocità variabile. Balza agli occhi un evidente divario fra liturgia e vita. Le nostre comunità palesano disagi che erano latenti da tempo. La Chiesa è a due velocità: quella degli "over" che ancora partecipano alla messa e quella delle nuove generazioni che si ricompattano nei grandi eventi come la GMG o che hanno forme aggregative diverse rispetto a quella liturgica.
    Allora, da dove ripartire? Anzitutto, dagli itinerari di avvicinamento all'Eucaristia. Con la formazione alla liturgia, servono proposte per riapprendere questo linguaggio dell'anima. Ogni ritualità, come quella sportiva o musicale, ha un linguaggio iniziatico. Nel celebrare, ad esempio, si coglie il valore del silenzio, si è toccati dalla vicinanza degli altri, si viene catturati dal messaggio di una preghiera, si è aiutati dalla spiegazione della Parola. La liturgia è un corpo vivo, non un fossile, con parole nuove e approcci che sanno esprimere le sensibilità di oggi.
    "Non fatevi rubare i sogni, sono il futuro". Se hai perso il vigore interiore, l'entusiasmo, la speranza e la generosità, Gesù si presenta davanti a te come si presentò davanti al figlio morto della vedova di Nain e, con tutta la sua potenza di Risorto, ti esorta: "Dico a te, alzati!" (Lc. 7,14). "Alziamoci, senza paura, con coraggio e gioia pura!".
    La liturgia è "culmine e fonte", punto di arrivo e di partenza. Bisogna ammettere che specialmente la celebrazione dei sacramenti è soggetta a usura, a una visione "burocratica", tanto che spesso si dice "amministrare i sacramenti". È finito ormai "il cristianesimo anagrafico". Dobbiamo riscoprire la tradizione patristica che riconosceva l'origine dei sacramenti dalla croce di Cristo, dalla ferita del costato: "sgorgò sangue ed acqua".
    Dobbiamo rinnovare la celebrazione dei sacramenti, approfondendo il loro percorso storico fin dalle origini. I sacramenti non possono essere ricevuti con superficialità, nell'indifferenza e per consuetudini sociali. Oggi si è scavato un abisso tra la pratica sacramentale e la vita. Dopo il Concilio abbiamo cercato di evangelizzare i sacramenti, ma non basta.
    Storicamente il matrimonio è una realtà umana in progressione che va attentamente approfondita: il soggetto è una coppia libera, fedele, indissolubile e feconda. Dal 28 novembre 2004, con il nuovo Rito, si può celebrare il sacramento del matrimonio entro una liturgia della Parola, anziché dentro alla Messa. La storia dei sacramenti può illuminare anche oggi il loro futuro.


    2025-07-06