Le persone intelligenti ironizzano sui propri difetti, gli stupidi su quelli degli altri.

by don Aurelio

Le persone intelligenti ironizzano sui propri difetti; gli stupidi su quelli degli altri. L’autoironia è spesso associata a una maggiore intelligenza emotiva. Chi riesce a ridere di sé dimostra di avere una buona consapevolezza di sé, di accettare i propri limiti e di non prendersi troppo sul serio. Questa capacità di autoironia è frutto di un processo di maturazione che implica la capacità di distanziarsi dal proprio ego e di vedere la realtà da una prospettiva oggettiva e serena. Al contrario, chi critica gli altri lo fa spesso per difendere il proprio ego o per sentirsi superiore. Questa dinamica in psicologia è ben descritta dal concetto di "proiezione", un meccanismo di difesa che consiste nell’attribuire agli altri i propri aspetti negativi inaccettabili. L’autoironia è anche un potente strumento di relazione. Chi riesce a sdrammatizzare situazioni imbarazzanti o a prendere in giro se stesso crea un clima più rilassato e favorisce la connessione con gli altri. L’autoironia, infatti, comunica umiltà, consapevolezza dei propri limiti, sincerità, la necessità di chiedere perdono e apertura al dialogo. Al contrario, la critica costante agli altri crea distanza e allontana le persone. Questo comportamento ipercritico, oltre a essere dannoso per le relazioni interpersonali, può rivelare una certa insicurezza e un bisogno di riconoscimento.
Davvero le persone intelligenti ironizzano sui propri difetti; gli stupidi su quelli degli altri. La storia di tante eresie e di conflitti socio-ecclesiali è in buona misura la storia della perdita del senso dell'umorismo, dell'incapacità di cogliere i lati buffi della vita e della società, ridendone con benevola comprensione. Kierkegaard considera l'umorismo come l’estrema approssimazione dell’umano a ciò che è propriamente religioso-cristiano. Con l’umorismo molti santi hanno esorcizzato la paura e persino la morte e il mistero dell’incarnazione, restituendoci il senso umano nella luce di Dio: "Non temete, vi annuncio una grande gioia" (Lc 2,10).
L’umorismo demitizza noi che ci sentiamo eroi e padroni del mondo... e gli altri, senza precipitare nel sarcasmo aggressivo, nell'insulto truce, nella sguaiatezza volgare. Possiamo ricordare quanto dice il Salmo 2: "Ride Colui che sta nei cieli" (v. 4).
San Tommaso Moro, con l’arma del sorriso, è stato capace di affrontare trionfi e rovesci, gloria e persecuzione, soprattutto la condanna a morte ingiusta comminata dal suo vecchio amico, il re Enrico VIII. Leopardi, nel n. 78 dei Pensieri, ha scritto: "chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo". Ricordiamo anche il detto medievale attribuito falsamente a S. Ambrogio: "nei vangeli: flevisse lego, risisse numquam", cioè che Cristo abbia soltanto pianto, ma mai abbia riso... Basterebbe leggere Mt 11,19: "è un mangione e beone...", oppure Mt 6,16: "DETESTAVA GLI IPOCRITI CHE QUANDO DIGIUNANO DIVENTANO MALINCONICI E ASSUMONO UN’ARIA DISFATTA...".
La spiritualità cristiana ci chiede "radici nella terra e cuore nel cielo, l'odore delle pecore e l'odore di Dio" (Papa Francesco). Una tentazione da cui guardarsi è il pelagianesimo, sottolinea Papa Francesco, "che ci porta ad avere fiducia nelle strutture, nelle organizzazioni, nelle pianificazioni perfette perché astratte, con uno stile di durezza, di normatività, non nella leggerezza del soffio dello Spirito".
In questi anni, a causa del ridotto numero dei presbiteri, si lasciano comunità senza chiese (spesso vendute per trasformarle in auditorium, negozi e altri servizi pubblici...) e quindi senza Eucaristia... È una sfida a ripensare la vita della chiesa nella sua globalità e a individuare nuove figure ministeriali, al maschile e al femminile, fino a diventare una chiesa che respira a due polmoni, quello maschile e quello femminile.
Sorridendo serenamente, invitiamo ad aprire il Codice di Diritto Canonico al canone 517, § 2: un invito per i vescovi ad affidare una partecipazione nell’esercizio della cura pastorale di una parrocchia o rettoria a un diacono o a una persona non insignita del carattere sacerdotale o a una comunità di persone, costituendo un parroco moderatore della cura pastorale stessa. Papa Francesco molto spesso ci invita a vivere un umanesimo cristiano (non gnostico: solo ragionamento e niente tenerezza) popolare, umile, generoso e lieto.


2025-06-28