
Ascolto e discernimento
by don Aurelio
Ci siamo messi insieme, abbiamo dato vita a un progetto di vita socio-cristiana condiviso, partendo dall’ascolto degli altri, mettendo in comune valori, aspettative, progetti, con la difficile arte dell’ascolto e del fare spazio all’altro, dialogando con l’altro alla pari, senza ipoteche di superiorità o di inferiorità.
La Chiesa non è una comunità fra le tante, perché all’origine c’è il 'LOGOS-DIALOGOS'. Dovremmo essere un’immagine speculare dell’amore trinitario (cfr. Ecclesiam Suam di Papa Paolo VI). La comunità nasce dall’ascolto, e dialogare vuol dire intessere un rapporto, un legame con l’altro. Tutta la vicenda di Cristo-Verbo è nel segno di questo farsi compagno, ossia dell’ascoltare, condividere, accogliere e dialogare.
La Chiesa, abbandonato il modello della città assediata, della barca in balia dei flutti, anziché chiudersi nelle sue certezze e paga di esse, da circa un secolo intende aprirsi al mondo, riallacciare i sentieri interrotti, soprattutto con la modernità, riaprire un virtuoso dialogo al suo interno come pure al suo esterno. Il sogno è un popolo concelebrante, amico e interlocutore del mondo; un popolo portatore e testimone della Parola; un popolo corresponsabile, in reciproco ascolto e dialogo.
Ascoltare e dialogare non sono soltanto esperienze individuali, ma di tutta la Chiesa, in quanto ‘madre amorevole’. In questi anni stiamo vivendo la Sinodalità come il modo di essere Chiesa oggi secondo la volontà di Dio in una dinamica di ascolto e di discernimento dello Spirito Santo (Papa Francesco).
L’ascolto è il primo passo, ma richiede di avere mente e cuore aperti, senza pregiudizi. Il dialogo è un cammino di perseveranza che comprende anche silenzi e sofferenze, ma capace di raccogliere l’esperienza delle persone e delle comunità.
È di fondamentale importanza che trovi spazio anche la voce dei poveri e degli esclusi, non solo quelli descritti dalla sociologia sociale, ma anche quelli allontanati dalle nostre ecclesiologie. Siamo talvolta aperti e inclusivi all’esterno ed escludenti e chiusi all’interno delle nostre comunità. Quante persone senza voce in una Chiesa senza orecchie! Occorre offrire spazi di protagonismo a quelli che abbiamo emarginato, diventando disponibili a fare i conti con verità scomode. L’ultimo virus del clericalismo si traduce in una smania di controllare che cosa può essere detto e fatto nella comunità dove ci si sente 'padrone' e non ‘a servizio’.
Il discernimento è un’azione teologale, un’assunzione di responsabilità, massima espressione della libertà di coscienza. Il discernimento spirituale ci permette di orientarci nel cammino dell’esistenza, di valutare la realtà attorno a noi, gli avvenimenti che accadono alla luce della fede. Per diventare uomini del discernimento, bisogna essere coraggiosi, dire la verità a se stessi, al di là delle vie più comode e riduttive del rigorismo e del lassismo. Per discernere occorre mettersi da poveri davanti alla propria coscienza, a Dio e ai fratelli. Va bene ascoltare, ma anche prendere posizione, valutare, controbattere, proporre, criticare, argomentare: si chiama confronto.
Purtroppo la comunicazione ecclesiale talvolta è soltanto unidirezionale: scende dall’alto verso il basso. Dal basso non sale nulla. In uscita verso l’esterno e chiusi al dibattito ‘ad intra’.
‘Ascolta Israele, il Signore è il tuo Dio’ (Dt. 6,4). Il pensiero unico prende il posto di Gesù. Papa Francesco (29 novembre 2023): 'No a pensiero unico e omologazione, pensando che Dio sia insignificante e inutile.' Ogni forma di pensiero che esclude la libertà è tossica. Occorre mettere la propria libertà al servizio degli altri, per chi ancora libero non è, senza accontentarsi dei saperi di seconda mano, ribellandosi al sonno delle coscienze, non rassegnandosi alle ingiustizie e a tante presunte fatalità, senza cedere alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza.
Il pensiero unico è la globalizzazione dell’uniformità egemonica: la tentazione all’uniformazione, all’essere tutti uguali, al pensare tutti allo stesso modo, al distruggere le ricchezze culturali degli altri (Papa Francesco: 18 novembre 2013). Il pensiero unico ci porta a rinunciare ad essere il popolo di Dio: per essere moderni non si devono tradire le nostre tradizioni.
Il secolo scorso abbiamo visto le dittature del pensiero unico. Non è soltanto piaga del passato. Anche oggi si pensa così e se tu non pensi così, non sei moderno, e la gente prende le pietre per lapidare la libertà delle coscienze, e Gesù è crocifisso un’altra volta.
2025-06-24